Alchimia: nel lèggere o sentire questa parola si rievoca un mondo di elementi esoterici, di narrazioni lontane dai nostri tempi frenetici e leggendarie, quasi a rievocare uno stato di quiete interiore, che si ripercuote magicamente anche in ciò che ci circonda. In effetti, il termine alchimia, tra i suoi significati, riporta quello che segue come principale:” antica scienza empirica progenitrice della chimica spesso di carattere magico, rivolta alla scoperta dei segreti dell’universo”, e del principio attraverso cui trasformare metalli vili in oro e di creare medicamenti atti a guarire ogni malattia e a prolungare la vita oltre i suoi termini naturali. Incredibile come una semplice parola composta da otto lettere possa essere così pregna di significato e realtà diversificata.
Dopo questa breve parentesi torniamo al titolo del romanzo: “Alchimia di mondi diversi” di Morena Festi, edito da Giovane Holden Edizioni; forse, nel caso specifico del romanzo alchimia fa riferimento a “mescolanza, accostamento raffinato e inconsueto di elementi o, racchiude tutto ciò che permea il significato della parola. Si scoprirà solo leggendo….
Prima di addentrarsi nella lettura, una breve dedica “Ai folletti col cielo negli occhi”, valido indizio per ciò che seguirà; infatti la narrazione ha inizio proprio con un’accurata descrizione di un folletto: “La punta aguzza di un cappello color cobalto e due piccole braccia tese in alto, fuori dalla coltre soffice. Unica macchia di colore in tutto quel bianco.”
Il bianco di una coltre di nube che la protagonista ci descrive facendoci partecipi della sua partenza per l’Islanda, un viaggio tanto desiderato quanto sperato e maturato nel tempo, con radici fondate nel periodo della sua infanzia, quando lei stessa era protagonista della lettura di fiabe leggendarie, con principali protagonisti i folletti. In questo viaggio lei sarà protagonista diretta, nella realtà del viaggio, di mondi, diversi che si fondono in pura alchimia: quelli dei folletti e degli umani che popolano le terre d’Islanda.
In tutto il percorso della sua esplorazione sarà accompagnata da un dubbio che le pervade la mente: per quale motivo ancestrale lei ha la facoltà di poter vedere oltre quel confine che separa due realtà così vicine, che si intrecciano abilmente senza invadere la realtà una dell’altra! I suoi stessi compagni di viaggio sono esenti dal vivere la stessa esperienza: che si tratti di un dono fatto dagli stessi folletti? E così, nel girovagare tra una meta e l’altra, tra geyser, villaggi, dune, fattorie sperdute e spazi infiniti, condivide con il lettore, il mondo nascosto dei folletti; con il consapevole terrore di non poter mantenere vivo il ricordo di questa sua percezione, perché, si sa, i folletti hanno il “potere del ricordo svanito”, gli basta fissare negli occhi la determinata persona e il loro ricordo e tutto ciò che è stato visto relativo al loro mondo, sarà cancellato, il soggetto non ne avrà più memoria.
Un’altra curiosità della protagonista è sapere se poi lei è effettivamente un'unica prescelta o ci sono altri essere umani che hanno la possibilità di vedere oltre. Forse i bambini:
“A loro è dato il dono di osservare con gli occhi dell’innocenza e senza preconcetti. Credo proprio che nei primi anni di vita, umani e folletti non abbiano cognizione di appartenenze a razze diverse. Giocano semplicemente assieme.”
In questa narrazione fantastica e poetica al contempo, l’autrice apre all’opportunità di spunti relativi al quotidiano, ad esempio come, semplici affermazioni ripetute all’infinito a cui quasi non si fa più attenzione: in effetti l’innocenza di un bambino si palesa quotidianamente, un’innocenza che il bambino ha sua sino a quando non è intaccata dai pregiudizi della vita degli adulti. Il bambino vive di fantastici e delicati istinti: sorride, gioca o allontana da sé a suo piacimento, senza dover compiacere: tutto ciò che lo circonda rapportato al suo semplice mondo.
Anche i folletti descritti nel romanzo diventano pretesto per far affiorare, in modo completamente esente da giudizi, fattori pertinenti il rispetto ed il valore dell’ambiente, proprio quando attribuisce loro dei ruoli ben definiti. I folletti dell’acqua, quindi ruscelli, torrenti, fiumi, laghi, mari e oceani. L’acqua vuole essere libera quindi bisogna occuparsi con attenzione del suo contenimento. Così come i folletti del ghiaccio, che devono proteggere dallo scioglimento e i folletti del fuoco, che devono contenere quest’indomabile energia.
Un viaggio ricco di sorprese e soddisfazioni, che non poteva non concludersi con uno degli eventi più importanti da osservare, se non il più importante o affascinante! L’aurora boreale:
“Fiamme guizzanti divampano, si assottigliano e si spengono, scompaiono e riappaiono con variazione di luce diversa e discontinua. I colori si fondono…. ……È uno dei rari momenti in cui veramente passato e futuro non esistono. Si vive solo il presente, un presente che ti risucchia e vorresti non finisse mai.”
In questa fase del romanzo si pone a confronto la veridicità scientifica dell’aurora boreale, in opposizione agli elementi magici e dell’occulto; o meglio la magia di un unico folletto, che si diverte a dirigere l’aurora e i suoi colori come un direttore d’orchestra.
Ma questa avventura, come tutte le cose belle, è finita: è già il momento di ripartire e salutare la fantastica Islanda.
Perché leggere questo romanzo: perché ci conduce ad una vita surreale, in un viaggio guidato dagli scorci d’Islanda, descritti con accurata minuzia e arricchita, dalla visione reale o meno, di una vita parallela in un mondo che detiene due realtà apparentemente parallele in sé: la nostra e quelle dei folletti. Un’ occasione per rivivere l’incanto di favole narrate e poi dimenticate.
Simona Trunzo
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